La tassa di soggiorno e gli affitti brevi

Cos'è e quanto costa la tassa di soggiorno

La tassa di soggiorno è un contributo, introdotto dal decreto legge del 14 marzo 2011, che i comuni capoluogo di provincia, o comunque di interesse turistico, possono richiedere a tutti coloro che alloggiano nelle strutture ricettive del proprio territorio. L'entità massima della cosiddetta “tassa di soggiorno” è di 5 euro per persona a notte in tutti i comuni, tranne che per Roma, dove la legge consente di arrivare fino a 10 euro per persona a notte, e comunque la norma impone ai comuni che vogliano deliberare in tal senso di introdurre criteri di proporzionalità tra la qualità delle strutture ricettive e l'entità della tassa. A Roma, per fare un esempio, si pagano 3 euro a notte se si pernotta negli alberghi a una o due stelle, ma 7 euro se ci si vizia in un lussuoso hotel cinque stelle.

Come era prevedibile, praticamente tutti i comuni di un qualche interesse turistico hanno introdotto, negli anni, una tassa di soggiorno con diverse modalità di applicazione. La principale disomogeneità risiede nel fatto che molte località stabiliscono che la tassa sia dovuta solo per un determinato numero di notti di soggiorno consecutivo, che può variare, indicativamente, da 4 a 30, mentre in altri casi non è indicato un limite temporale all'applicazione della tassa stessa.

Anche per gli appartamenti e le case vacanza in locazione breve la tassa di soggiorno deve essere corrisposta, nelle modalità previste da ogni comune, e Hintown, con i suoi servizi di professional co-hosting, può fornirvi assistenza anche in questo adempimento burocratico, come in molte altre incombenze pratiche legate alla gestione dei vostri appartamenti in affitto breve.

Chi paga la tassa di soggiorno?

Come accade per tutte le altre strutture ricettive, anche per gli alloggi in locazione breve la legge prevede che il proprietario-gestore, il cosiddetto property manager, paghi al comune in cui l'immobile è ubicato la tassa che riscuote, attraverso le tariffe di pernottamento, direttamente dai propri ospiti. In altre parole, non è il turista a doversi mettere in contatto con gli uffici comunali per corrispondere il contributo in base al numero di notti in cui ha usufruito di una sistemazione in appartamento o casa vacanze, ma è il proprietario a dover agire, in un certo senso, da sostituto d'imposta, versando periodicamente al comune l'intero ammontare delle tasse di soggiorno dovute dai propri ospiti.

Si tratta quindi, dal punto di vista del property manager, di una delle faccende burocratiche da sbrigare per gestire il proprio immobile in locazione breve. Oltre a corrispondere la tassa di soggiorno, infatti, ricordiamo l'obbligo, recentemente richiamato da alcune disposizioni di legge, di comunicare alle autorità di polizia i dati anagrafici di tutte le persone che occupano, di volta in volta, l'immobile di cui si è responsabili e, quindi, alla raccolta dei dati stessi presso i clienti al momento della prenotazione o dell'accoglienza.

Non tutti i proprietari, tuttavia, hanno il tempo o le energie da dedicare a questo tipo di attività che, soprattutto nei periodi di grande affluenza, può risultare anche piuttosto intensa. Per questo motivo esiste Hintown che, come azienda di co-hosting, si occupa di fornire a chi possiede una casa in affitto breve una serie di servizi che lo aiutino a rendere davvero redditizio questo tipo di investimento immobiliare.

L'accordo tra i comuni e Airbnb sulla tassa di soggiorno

Si susseguono, in queste settimane, le notizie sugli accordi che le amministrazioni comunali, singolarmente o come sezioni regionali dell'ANCI, hanno stipulato con Airbnb, la principale piattaforma online su cui vengono offerte sistemazioni in alloggi e case vacanze in locazione breve, per la riscossione diretta della tassa di soggiorno da parte di questo sito.

Infatti, come forse già saprete se avete usufruito in passato dei suoi servizi, questa piattaforma online gestisce i pagamenti in modo sicuro senza mettere in contatto diretto il proprietario con gli affittuari, almeno per quanto riguarda questo aspetto. Da un punto di vista pratico, insomma, il cliente che prenota un periodo di soggiorno presso un immobile in locazione breve paga ad Airbnb quanto dovuto e il sito, dopo aver detratto la propria remunerazione per il servizio offerto, corrisponde al proprietario la cifra rimanente, mediante un bonifico bancario. Con lo stesso sistema, tra l'altro, vengono gestiti i rapporti economici con le aziende di co-hosting, come Hintown, che vengono retribuite direttamente dal sito sottraendo a quanto pagato dal cliente la quota stabilita nell'accordo con il proprietario.

Molti comuni italiani, quindi, tra cui Roma, Firenze, Milano, Palermo, Napoli, Torino e numerosi gruppi di comuni in diverse regioni a vocazione turistica, come la Sicilia, la Toscana e la Sardegna, hanno deciso di utilizzare lo stesso sistema per la riscossione dell'imposta di soggiorno. D'ora in poi, secondo quanto stabilito dai diversi protocolli d'intesa locali firmati nelle settimane scorse, Airbnb detrarrà automaticamente da quanto pagato dagli ospiti delle strutture presenti in una determinata località l'importo della tassa di soggiorno e lo verserà direttamente nelle casse comunali, contrastando, oltre tutto, il fenomeno dell'evasione fiscale.

Il peso delle imposte sugli affitti brevi

Questo tipo di convenzioni tra Airbnb e svariati comuni italiani sono di sicuro il segno di quanto il fenomeno della ricezione turistica extra-alberghiera, e, in particolare, quello degli affitti brevi collocati tramite la Rete, sia in costante e robusta crescita. Occorre però fare chiarezza su quale tipo di oneri gravino, a conti fatti, su chi decide di affittare con il sistema delle locazioni breve il proprio immobile, anche per rendere trasparente l'entità del possibile guadagno da questo tipo di investimento.

Innanzi tutto, il proprietario deve pagare allo Stato una tassa sugli affitti percepiti e, come nel caso di una locazione di lunga durata, gli viene offerta la possibilità di considerare tali introiti come parte dell'imponibile IRPEF o di assolvere al pagamento di una cedolare secca del 21% scorporandoli dai redditi complessivamente tassati.

Inoltre, tutte le imposte e le spese derivanti dal possesso dell'immobile, come l'IMU, la TASI e le spese condominiali, dovranno essere sostenute interamente dal proprietario che non potrà scaricarne l'onere sugli inquilini, come avviene, con diverse modalità, nel caso di un affitto tradizionale.

Tutti questi oneri fiscali, a cui si aggiunge la tassa di soggiorno di cui abbiamo parlato in questo articolo, devono essere tenuti in conto quando si stabilisce il prezzo per persona per notte a cui si decide di offrire il proprio appartamento o casa vacanze e anche per queste valutazioni Hintown vi offre il contributo di esperti nel marketing immobiliare che sapranno consigliarvi al meglio.
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